India Market Watch: L’India diventa il terzo Paese al mondo per le start-up, Digital India permette lo sviluppo dell’e-commerce nelle aree rurali

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L’India è il terzo Paese al mondo per Start-up Tech

L’India è il terzo Paese al mondo per numero start-up tecnologiche, secondo la National Association of Software and Services Companies (NASSCOM). Attualmente sono presenti oltre 4.100 start-up in India e gli esperti del settore prevedono che entro il 2020 il numero di start-up arriverà a 11.500.

Ci sono oltre 300 milioni di utenti Internet in India – e altri 200 milioni sono previsti entro il 2017. Entro il 2018, circa 8 milioni di imprese indiane dovrebbero essere in grado di effettuare transazioni on-line. Tuttavia, altri analisti hanno dichiarato che non importa tanto il numero di utenti Internet quanto, piuttosto, la velocità con cui avranno bisogno di accedere alle informazioni.

L’accesso alle tecnologie 4G, 3G e wifi dovranno essere incrementate per consentire agli imprenditori di creare nuovi mercati, in particolare dove le informazioni possano essere veicolate tramite smartphone. Il trend resta comunque positivo, con la costituzione di quasi tre start-up al giorno.

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Digital India permette lo sviluppo dell’e-commerce nelle aree rurali

Le imprese di e-commerce stanno provando ad entrare nel mercato rurale dell’India grazie all’iniziativa del governo “Digital India”. Aziende come Flipkart, Snapdeal, Infibeam e Paytm hanno firmato dei Memorandum of Understanding (MoU) con il governo per raggiungere le zone rurali e nei villaggi.

Il Ministero delle Comunicazioni e dell’Informatica vuole collegare le imprese di e-commerce ai suoi centri di servizi comuni (CSC) nei villaggi. Il governo ha circa 100.000 CSC ed altri 90.000 dovrebbero essere costituiti entro la fine di marzo 2016. Il governo ritiene che tali CSC possano generare occupazione attraverso lo sviluppo di settori ausiliari come l’artigianato e il tessile.

Paytm ha suggerito che i CSC possono essere utilizzati come banche di pagamento e per l’assunzione di dirigenti bancari nei villaggi. Snapdeal sta già aiutando i produttori di khadi (un particolare tessuto indiano) nello Stato di Uttar Pradesh a vendere i loro prodotti on-line. Infibeam ha una squadra di formatori che aiutano piccoli imprenditori nelle spedizioni degli ordini online.

Con la campagna Digital India si spera di connettere i villaggi alla banda larga di internet. Se la campagna avrà successo, secondo McKinsey il PIL del Paese beneficerà di ulteriori USD 550 miliardi di dollari, spingendo il PIL verso USD 1 miliardo di dollari entro il 2025.

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Singapore è il maggiore investitore diretto dell’India

Nel corso del primo semestre del corrente anno fiscale, Singapore si è distinto come fonte principale per gli Investimenti Diretti Esteri (FDI) verso l’’India. Il Dipartimento per la Politica Industriale e la Promozione (DIPP), che monitora i flussi di FDI in India, ha riferito che l’India ha ricevuto USD 6,69 miliardi di FDI da Singapore da aprile a settembre 2015. Durante lo stesso periodo, gli FDI da Mauritius – principale fonte di FDI nel 2014 – erano pari solo a USD 3,66 miliardi di dollari.

Gli FDI da Singapore verso India sono più che raddoppiati rispetto al 2014. L’Accordo contro la Doppia Imposizione (DTAA) tra India e Singapore è uno dei principali motivi di questo incremento. Accordi come il DTAA hanno contribuito a costruire fiducia da parte degli investitori stranieri. L’India sta cercando di attrarre il maggior numero possibile di FDI perché necessita di circa USD 1000 miliardi entro il 2017 per far fronte alle diverse esigenze di sviluppo.


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